“Ameluk”, il vero peccato è non vederlo

Di Leonardo Cassone

Di Leonardo Cassone

Durante la Settimana Santa a Mariotto, nella murgia barese, sono tutti alle prese con i preparativi per la Via Crucis, appuntamento clou oltre che per la campagna elettorale che vedrà eletto il nuovo Sindaco del paese. Accade però che il parrucchiere che da sempre impersona Gesù, subisce un incidente che gli impedirà di esibirsi in pubblico. Al suo posto, il parroco cittadino, pensa bene di metterci Jusuf, soprannominato Ameluk, che da una mano come tecnico delle luci e che tra l’altro è pure musulmano. Tra l’indignazione di una parte della popolazione, la notizia rimbalza su tutti i giornali del mondo, e Mariotto si spacca in due. La goccia che fa traboccare il vaso arriva quando il giovane viene candidato addirittura a sindaco del paese.

Prima regia di un lungometraggio per Mimmo Mancini, nativo di Bitonto, “Ameluk” è una commedia agrodolce, dove si riflette su temi attuali e scottanti, come l’integrazione religiosa e sociale, ma sganasciandosi dalle risate. Grazie ad una storia, come lo stesso Mancini ha sottolineato in alcune interviste, “corale”, dove ciascun personaggio, protagonista o secondario, ha il suo peso specifico.

A cominciare da Medhi Mahdloo, che interpreta Jusuf, dallo sguardo profondo e smarrito, perfettamente calato nel ruolo dell’agnello sacrificale “da mettere in croce”. Intensa la scena in cui lo vediamo, inginocchiato tra gli ulivi, piangere e disperarsi, moderno “Cristo nel Getsemani”. Eccelsa poi, la recitazione di tutti gli attori della “vecchia guardia”: Cosimo Cinieri (il prof. Ferrara), Teodosio Barresi (Pino il barista), Luigi Angiuli (il nonno di Maria) e Roberto Nobile (don Nicola). Quando la classe non è acqua.

E là dove i ruoli di contorno sono stati affidati a meraviglia a “caratteristi nati” come Dante Marmone (esplosivo “Arafat”), Tiziana Schiavarelli (Mafalda), Paolo Sassanelli (Michele), Pascal Zullino e Rosanna Banfi (i suoceri di Jusuf) e Michele De Virgilio (il maresciallo), le sorprese della pellicola sono Claudia Lerro (strepitosa nel ruolo di Maria, la moglie “impossibile” di Ameluk), Nadia Kibout (Amida, sorella di Ameluk), alla quale è sufficiente lo sguardo intenso per recitare, e il giovane Andrea Leonetti Di Vagno (Tonino), maschera espressiva dell’accondiscendenza.

Completano il cast, lo stesso regista Mimmo Mancini, bravissimo a ritagliarsi il viscido ruolo del probabile candidato a Sindaco, Mezzasoma; la bella Francesca Giaccari (Rita), qui alla sua prima prova; Maurizio Dalla Valle nel ruolo di Esterino; Miloud Mourad Benamara e Hedy Krissane, nel ruolo di Abdul e Mustafà, fratello e cognato di Jusuf; Massimo Bagnasco nel ruolo di Minguccio; Helena Converso e Alberto Testone in quello della giornalista e del suo cameraman.

Un film indipendente, che consigliamo assolutamente di vedere e al quale auspichiamo di fare molta strada. A dimostrazione che spesso i film a basso costo possono dire e dare molto di più dei così detti “blockbuster”.

Dino Cassone