BARI – COSENZA, una partita deprimente

di Francesco Monteleone

di Francesco Monteleone

7 agosto 2016: il primo tempo della partita di Coppa Italia (purtroppo diventata “turno eliminatorio della Tim Cup 2016/17”) tra Bari e Cosenza è stata spettacolare quanto una sfida tra ‘giornalisti delle tv private’ e la ‘rappresentativa nazionale della CGIL’.
Un mezzo tiro verso la porta cosentina di Maniero, nessun dribbling impressionante, un misto di contrasti e spinte tra sconosciuti, lanci lunghi del pallone calciato come se fosse un percoco, corse dimagranti dei fluidificanti, nessun affondo ubriacante, mai un assist per far gioire gli applausi 11 mila spettatori…le cause sono state le seguenti: la squadra viene dalla preparazione, i giocatori hanno le gambe ingrippate e ancora non si conoscono tra loro, il campo non era in perfette condizioni…insomma le solite banalità per giustificare l’ inutile presenza in campo.
Invece, nel secondo tempo, dapprima cade dal cielo un golletto salvafaccia, poi il nuovo allenatore Stellone fa entrare in campo il giovane Castrovilli che lo cerca mezza Italia e giustamente deve stare in panchina. Il talento di Minervino sa risolvere di testa propria, perciò tocca 5 palloni balsamici e la sua squadra biancorossa ottiene la massima vincita possibile.
Il pubblico in curva si è molto divertito a cantare, a fumare marjuana, a scattare i primi selfie sugli spalti, a controllare l’esito delle prime vere scommesse, ma non certamente a godere del gioco in campo. La prossima partita sarà contro il Palermo, gli ultrà stanno preparandosi contro possibili agguati perché con i siciliani ci sono conti in sospeso, l’allenatore calvo attende qualche nuovo rinforzo (serve un regista, un aiuto-regista e la riserva del regista), i tifosi chiedono coraggio e sincerità da parte dei nuovi dirigenti.
Lo stadio San Nicola è in condizioni penose all’interno e all’esterno: coperchiato di più petali, arrugginito in molti punti, senza tabellone elettronico, con le sedioline consumate dal tempo e l’erba che non profuma più. E all’esterno? posteggi costosi o in uso agli abusivi, lattine sparse dappertutto, il parco circostante così miserevolmente abbandonato a se stesso che tutti i bambini si sentono in dovere di pisciare sotto gli alberi.
Stiamo esagerando nel manifestare la nostra disapprovazione? No. Il campo di calcio in una città è la massima espressione del lusso, va lustrato come il salotto dei nostri genitori. Lo stadio è un spazio mitologico nel quale si esibiscono campioni e non giullari di corte, deve essere perfetto.
Tra pochi giorni verrà la Francia, vice-campione d’Europa, a disputare una amichevole e noi baresi faremo la figura dei poveracci, aprendo questa carcassa di astronave che sembra aver fatto la stessa fine dell’Enterprise nell’ultimo “Star Trek Beyond”.
A don Vincenzo Matarrese glielo suggerivamo continuamente e inutilmente e ora continueremo con il suo successore Giancaspro: Alla A.S. Bari non bastano i giocatori per perseguire il successo; serve un filosofo che alleni la mente dell’allenatore e un giardiniere che difenda il verde, il colore del paradiso.

Francesco Monteleone