Il condominio dei cuori infranti

di Francesco Monteleone

di Francesco Monteleone

Un film di Samuel Benchetrit. Francia, Gran Bretagna 2015

Se questo mondo fesso che abitiamo la maggior parte del tempo con tristezza e insicurezza fosse interamente popolato da persone tanto simpatiche come i personaggi di questo film potremmo dire a Dio ci ha fatto un gran regalo a darci la vita. Ma, appena usciti dalla sala, siamo assaliti dai rimpianti e dai rancori verso tutte le persone egoiste, cattive e opportuniste che circolano nelle nostre strade canagliesche. E allora ci consoliamo pensando che è ancora bello andare a cinema, perché qualcuno sa farci sognare in gruppo e non in solitudine.
Il titolo italiano ‘condominio…’ è una boiata poetica rispetto al titolo originale ‘Asphalte’ scelto dal regista Samuel Benchetrit che a sua volta ha adattato un paio di racconti di “Chroniques de l’asphalte”.
(Cambiare i titoli e mangiare le patatine durante la proiezione non fa bene al cuore). E ora, maledicendo le brutte abitudini, prendiamoci il sollievo derivante da quest’ opera entusiasmante sviluppata in un greve palazzo della banlieu parigina:
Charly, giovanotto tutelato dalla bellezza angelica (che invidia!) intriga con Jeanne Meyer, matura attrice di film d’essai un poco-troppo imbranata nell’aprire porta e ascensore.
 Sternkowtiz è un povero-povero brutto, grasso e tirchio che abita al primo piano e non vuole partecipare ai costi per riparare l’ascensore; il Destino (che non si fa mai i fatti suoi) lo castiga con la legge del contrappasso.
Hamida, una fantastica madame algerina, si ritrova in casa il più improbabile degli ospiti precipitato dall’universo, ma non si lascia sorprendere dalla travolgente sorpresa.
E poi c’è Mckenzie, un astronauta della NASA che passa dall’assoluto silenzio dello spazio interplanetario alla necessità di imparare lo slang parigino per avere un piatto di cous cous.
Questo film con un soggetto temerario è il segno della fantasia allo stato puro: dialoghi mai stupidi, personaggi simpaticissimi, attori che sanno recitare (Isabelle Huppert, Gustave Kervern, Valeria Bruni Tedeschi, Tassadit Mandi, Jules Benchetrit), sentimenti purissimi e scene che vi faranno provare una persistente allegria.
Resistiamo alla tentazione di svelarvi tutte le geniali soluzioni nella sceneggiatura, ma non volendo ritirarci nel passato, affermiamo che i francesi nel fare le commedie sono molto-molto-molto meglio di noi.
’Benvenuti al sud’ è copia conforme dell’esilarante ‘Benvenuti al nord’. L’ultimo film di Rubini (al sottoscritto è piaciuto molto) è stata una emulazione di ‘Carnage’. ‘In nome del figlio’ della Archibugi non ha mai afferrato la forza letteraria de ‘Le prénom’. I nostri film di successo italiani (salvo qualcuno) non vengono proiettati in Francia. Perché? Vorremmo scriverlo, ma preferiamo bere un Cynar ghiacciato alla salute di tanti autori capaci di inventare una nuova poetica cinematografica, che hanno davanti alle palle un esercito di raccomandati. E voi, gentili lettori, se ve ne siete già dimenticati, ora prenotate i posti per questo quinto film di Benchetrit, scrittore e regista, che Dio lo benedica.

Francesco Monteleone