«It» di Andreàs Muschietti non deluderà i sudditi del “Re”

Di Dino Cassone

Chi vi scrive è cresciuto nutrendosi delle pagine scritte da Stephen King, indiscusso “Re del brivido”, ma soprattutto lo scrittore che ha saputo creare, in oltre 40 anni di carriera, un vero e proprio universo. Il libro più amato, insuperato e insuperabile, è manco a dirlo “It”: 1238 pagine (almeno nella versione tascabile di Sperling) di puro godimento, non soltanto un horror ma una profonda analisi sul passaggio dall’infanzia all’età adulta.

Da inflessibile detrattore della serie tv, datata 1992, che ne fu tratta, è stato quindi impossibile resistere fino al prossimo 19 ottobre, data di uscita del film nelle sale italiane; unica via di fuga: vederlo in lingua originale, così come Andy Muschietti l’ha diretto. Il risultato? Assolutamente soddisfacente: regge la sua ambizione di ricavare dal mastodontico libro un film che mantiene abbastanza la notevole struttura narrativa. Almeno in questo primo capitolo. Sì perché la pellicola nonostante abbia il suo finale non finisce di fatto tutta la storia. Ce la si poteva cavare con “soli” 135 minuti? Splendida la fotografia, notevole la scenografia, così come lo sono il make-up e gli effetti speciali, che rendono il film tecnicamente formidabile. Che ha incassato a un solo mese dall’uscita oltre 600 milioni di dollari in tutto il mondo, diventando l’horror più redditizio della storia del cinema.

Nonostante, rispetto al libro, la storia sia stata spostata dagli anni ’50 agli anni ’80, c’è tutto quello che ci deve essere: il temporale nella sequenza iniziale, la barchetta di carta che scivola lungo la strada e il piccolo Georgie con il suo impermeabile giallo che la insegue e la vede inghiottire da un tombino. Là dove sarà risucchiato pure lui dal “mostro”: il terrificante clown ballerino Pennywise (Bill Skarsgård, perfetto nella parte e inquietante con il suo accento scandinavo). Ci sono tutti e sette i “Perdenti”: Bill “tartaglia”, Richie il nerd, Stan, Ben il ciccione, Eddie, Mike e l’unica signorina del gruppo, Beverly; tutti emarginati, tutti vittime dei bulli del paese e delle loro insormontabili paure. Perché l’orrore maggiore è sempre celato dentro ciascuno di noi, ricordiamocelo. C’è Derry, nel Maine, il paese “oscuro” dove accadono cose strane e inspiegabili sparizioni. E poi c’è lui: Pennywise, freak quanto basta, che riesce a incutere più terrore quando è acquattato nell’ombra o si cela dietro i suoi inquietanti palloncini rossi.

Dino Cassone