LORO 1 Regia di Paolo Sorrentino, Italia 2018

di Carmela Moretti

Prendete i due film capolavoro di Sorrentino, “La grande bellezza” e “Il divo”. Il primo, un carnevale grottesco della Roma bene che meritatamente si conquistò l’Oscar; l’altro, un film politico sul padre della DC, l’uomo che visse per il potere, Giulio Andreotti. Dicevamo, prendete questi due grandi film, mixateli quanto basta, ricicciateli, aggiungete una spolverata di kitsch, e ne verrà fuori un terzo film, purtroppo mediocre, che guarda troppo all’uno e anche all’altro e perciò non risulta un prodotto artistico nuovo e appetibile. 
Stiamo parlando di “Loro 1”, la prima parte dell’ultimo lavoro di Sorrentino, che porta sul grande schermo la figura dell’uomo che ha condizionato gli ultimi vent’anni della vita politica italiana,  Silvio Berlusconi. Il senso dell’operazione di Sorrentino francamente ci sfugge, in questo suo film che non decolla mai sia dal punto di vista drammaturgico che etico (niente da recriminare sul piano estetico, in cui il regista resta un maestro). Se l’intento è quello di raccontare una biografia cinematografica del Silvio uomo e politico…beh, televisione, libri e rotocalchi ci hanno già abbondantemente bombardato sull’argomento ed è il caso che la settima arte faccia un passo oltre. Lo scopo è, invece, quello di rappresentare e portare avanti una spietata condanna sociale e politica? E allora il regista lo ha saputo fare meglio -andando più al cuore delle cose – in altri suoi film, per l’appunto “La grande bellezza”. Nella prima parte di “Loro 1”, assistiamo a vallette con le mammelle perennemente di fuori, ministri pervertiti, magnaccia di provincia alle prese con una ardita scalata sociale. Un mondo hard che purtroppo conoscevamo già abbastanza. Poi fa il suo ingresso Berlusconi, che per tutto il film è impegnato a riconquistare la sua Veronica, ma sempre con un pensiero (o meglio ossessione) rivolto ai due veri amori della sua vita: le fanciulle e il potere. Ecco, nel tratteggiare Berlusconi forse a Sorrentino è mancato il coraggio, quel coraggio puntuto che tanto aveva sfoderato con Andreotti: qui Berlusconi ci appare come un nonnino nostalgico, un po’ romanticone e un po’ patetico, quasi da compatire con una dolce pacca sulla spalla. E peccato per Toni Servillo, che ha dovuto recitare una caricatura da Bagaglino; brava e incantevole, invece, Kasia Smutniak; Riccardo Scamarcio, chissà se un giorno riuscirà a interpretare un ruolo casto… Di contro, molto interessanti sono state alcune scene allegoriche: come non vedere nella pecora all’inizio del film, che se ne sta incantata a guardare un quiz di Mike Bongiorno e gli “stacchetti” di una velina biondo platino, l’immagine dell’italiano medio, instupidito da certa televisione fino a implodere nell’idiozia? 
In sostanza, da Sorrentino ci aspettavamo meno spettacolo e un quid in più. Ci aveva già piacevolmente sorpreso almeno un paio di volte e pensavamo di fare il “tris”. E invece questa volta si esce dalla sala senza aver portato a casa niente: una sensazione, una riflessione, men che meno una scena nella testa. Soltanto ribrezzo per certi personaggi, ma quello ormai, il ribrezzo, ci accompagna da anni.

Carmela Moretti