PICCOLA PATRIA

(di Francesco Monteleone)

un film di Alessandro Rossetto. Con Maria Roveran, Roberta Da Soller, Vladimir Doda, Lucia Mascino, Diego Ribon. Italia, 2013.

A metà film una buona parte degli spettatori esce dalla sala. Gli altri che rimangono seduti si agitano scompostamente e, a fine proiezione, storcono il muso. E allora perché tutti i critici cinematografici più preparati hanno scritto che il primo film di Alessandro Rossetto è un’opera significativa, altamente espressiva, mai banale né superficiale? Forse perché gli intellettuali più maturi amano le cose ‘pesanti’? O forse perché vogliono sostenere, per partito preso, la bellezza del ‘brutto’? Proviamo a spiegare: alcuni registi, i più coraggiosi, soprattutto nelle opere prime decidono di utilizzare l’arte cinematografica per cercare la Verità, invece di fermarsi alla ‘sorpresa’, che basta e avanza per accontentare la massa. La verità ha due difetti gravi: è faticosa e dolorosa.

(Se non vi disturba il paragone, pensate alla endoscopia ospedaliera che per vedere dentro il corpo, lo raschia e lo fa sanguinare). Chi non ama la verità si accontenta delle false verità e spesso, troppo spesso, diventa un fedele seguace di laidi ingannatori, soprattutto in politica. Orbene, questo film è un gioiello realista, come un lungometraggio di Pietro Germi o una novella del Verga. I suoi interpreti sono perfetti, perché non sono mai passati da Marzullo o Maria De Filippi o drammi similari. Il regista ha preso in consegna il corpo morente degli italiani del nord-est, lo ha lucidato con solventi industriali e lo vivisezionato in ogni parte, per catalogarne le attuali malattie sociali. Così, Il leghismo e il razzismo sono professati da innocui vendicatori della specie veneta. Il sesso è elevato alla miseria degli ‘sghei’, dei soldi. L’ordine e la simmetria sono ricercati nei mostruosi balli di gruppo… ‘Piccola patria’ è una secchiata di veleno sulla televisione, sul cinema, sulla famiglia e perfino sull’amore. È tosto, molto tosto. Vi apre una vena e vi fa sanguinare. Se volete trascorrere una eccellente serata senza pensieri andate a finanziare i pericolanti genitali di John Turturro che, secondo W. Allen rincoglionito, le facoltose bonazze americane acquistano a 2.000 dollari la botta (che caduta di stile!)  Al regista Alessandro Rossetto non gli manca niente per assisterci negli anni futuri con il suo talento. Non fallirà nel cinema; sa ragionare e non vende opinioni false a prezzi convenienti. Questa volta ci ha fatto sperimentare gli effetti di una sub-cultura diventata muta e sorda, che viene penetrata dal Male. Ci ha fatto incazzare con le sue inquadrature dense e appiccicose, per dimostrarci che siamo costretti a vivere in un’Italia tanto brutta. La sua insofferenza verso l’ignoranza è diventata la nostra. Siamo curiosi di vedere se anche il suo secondo film saprà distinguersi dagli altri, penetrando a fondo lì dove altri rimangono in superficie.

Francesco Monteleone