Roberto Negri: intervista

(di Francesco Monteleone)

[singlepic id=13 w=320 h=240 float=left]Appena finito lo spettacolo, mentre il pubblico batteva ancora le mani, uno spettatore ha detto al suo vicino: quell’attore ‘era bravo’!

Evidentemente ha pensato che dopo la performance fossi morto, schiattato… “Era bravo! Finché era vivo!” In ogni modo, mi fa piacere che qualcuno abbia apprezzato così esplicitamente l’impegno profuso; peraltro il testo presenta tanti di quegli ostacoli che io l’ho paragonato a una discesa come lo ‘slalom speciale’, quella con le continue porte che devi attraversare cercando di non cascare, cercando di fare presto e bene. Io l’ho affrontata in modo fluido, senza affaticamenti.

Roberto era necessario leggere in anticipo il testo di André Gide?

Leggere prima Gide avrebbe dato un contributo non indifferente alla possibilità di apprezzare anche il lavoro di adattamento e riduzione che è stato fatto principalmente da Mimmo (Mongelli, il regista). Ovviamente di concerto con me, in una sorta di work in progress. Peraltro il lavoro che abbiamo realizzato adesso, parte molto addietro nel tempo; quasi 20 anni fa ci siamo trovati, per una combinazione fortunata e gradevolissima, a fare uno studio su questo stesso testo nell’ambito del Festival del Trinity College a Dublino; è stato un momento veramente esaltante, che ricordo con grande piacere. Da Allora a oggi c’è stata una evoluzione continua, ovviamente che ha inciso sulle nostre ultime scelte. Quindi leggerlo vi avrebbe aiutato, però anche così l’imprinting immediato è un buon test.

Abbiamo ascoltato molte citazioni Meglio essere che leggere?

Gide dice ‘la cultura nata dalla vita uccide la vita’ e lo dice da intellettuale, da uomo di cultura. Questa sua posizione è apparentemente contraddittoria, in realtà porta tutt’oggi una estrema modernità, una contemporaneità del suo pensiero che è veramente straordinaria. Io ho incontrato Gide in quella occasione che ti dicevo, prima non avevo avuto altre occasioni, e da allora l’ho amato molto. Ho cominciato a conoscerlo più approfonditamente e devo dire che certe dimensioni accademiche, pedanti, relative alla cultura sono estremamente deleterie.

[singlepic id=14 w=320 h=240 float=left]Eppure, quando hai recitato sei stato più simpatico nella parte del professore universitario, piuttosto che in quella del marito ossequioso…

Perché quando faccio il professore sono in una posizione di estrema critica della situazione che sta vivendo. Dopo aver fatto l’accademico moralista, diciamo per tanti anni, gli eventi lo portano a vedere le cose in un modo diametralmente opposto e quindi anche il punto di vista sul suo universo diventa estremamente ironico, sarcastico, anche feroce! Quindi nella restituzione scenica, l’autocritica del professore diventa il passaggio forse più accattivante.

Te ne sei andato da Bari molto tempo fa, ma non hai perso la nostra gestualità…

Mi stai dicendo che muovo troppo le mani!? (ride) Me l’hanno detto in molti; però ci sono momenti e momenti. Diciamo che qui mi sono concesso un’espressività più naturale.

Comunque le muovi bene!

È un patrimonio di tutto il sud, straordinario, un patrimonio tra i tanti da preservare e da promuovere; perché tutta l’area del Mediterraneo ha questa straordinaria capacità espressiva: la parola e il gesto sono tutt’uno, inscindibili.

Gide ti fa dire che ‘la simpatia, è contagiosa, pericolosa’. Inoltre suggerisce di ‘simpatizzare per i forti’. Voi attori come siete? Dobbiamo essere contagiati da voi, sì o no?

Quella battuta di Gide è quanto mai provocatoria…Simpatizzare con i forti è forse uno dei problemi che hanno determinato tante difficoltà negli ultimi anni. I forti chi sono? Quelli che ci governano? O quelli che ci condizionano l’esistenza? Allora simpatizzare con loro che cosa significa? Attaccarsi al loro carro? Ma io preferirei che si attaccassero loro ad altro…a ‘sto carro’ (ride più forte). Quella è una provocazione di Gide. Gli attori, soprattutto quelli di teatro (se si può fare questa distinzione) sono veramente deboli, in questo momento storico. Sono veramente una categoria da proteggere, una specie in via di estinzione.

F.M.

Francesco Monteleone