THE GERMAN DOCTOR (Wakolda)

(di Francesco Monteleone)

Un film di Lucía Puenzo.
Prodotto da Argentina, Francia, Spagna, Norvegia, Germania, 2013

I gerarchi nazisti, nei documentari in bianco e nero, sembrano tutti uguali. Goebbels, Hess, Himmler, Eichmann ecc. hanno un aspetto confondibile, un comportamento idiota e clownesco, tutti posseduti dalla paranoia in quelli divise criminali che nessuno deve dimenticare. È pazzesco pensare come quegli esaltati abbiano potuto manipolare il popolo tedesco e determinare più di 70 milioni di morti nella seconda guerra mondiale. Ma siamo certi che chi guarderà questo film non potrà più confondere Joseph Mengele, l’‘Angelo della Morte’ di Auschwitz, con nessun altro demone del passato. Ci sono due ragioni: la prima è la straordinaria somiglianza fisica tra il vero medico e Alex Brendemühl, l’attore spagnolo di origini tedesche scelto dalla regista Lucia Puenzo. La seconda è che noi anime storte siamo impressionate più dal male che dal bene e pochi uomini al mondo hanno usato la crudeltà sul corpo altrui, come Mengele. Ma spieghiamo meglio, riassumendo l’opera: La tredicenne Lilith (Florencia Bado) in un angolo della Patagonia viene conquistata dalla magnetica gentilezza di un cinquantenne che si intrufola nella sua famiglia presentandosi come veterinario. Il dottore accresce con gli ormoni le qualità fisiche degli animali e quando si accorge che l’adolescente ha un ritardo nello sviluppo dell’altezza, le offre una soluzione ‘scientifica’. Con l’assenso della madre che vuole evitare alla figlioletta i dolorosi complessi psicologici, il dottore inizia una cura che dà risultati positivi per la statura, ma effetti lesivi ad altri organi. Il responsabile della sperimentazione eugenetica incontrollata è Josep Mengele, il criminale sfuggito al processo di Norimberga e mai catturato dal Mossad, purtroppo. Lucia Puenzo ha scritto un romanzo e in seguito la sceneggiatura di questo incredibile thriller con il quale ha esposto, con giudiziosa immaginazione, la seconda parte dell’orrida vita di un essere umano repellente. La storia è ambientata nella minuscola comunità di tedeschi avanzati al nazismo e rifugiati in sud America, in uno scenario naturale che lascia a bocca aperta per la sua intoccabile bellezza. Il film conferma che sono state gravissime le complicità degli stati sudamericani con il nazismo. L’Argentina e il Paraguay hanno nascosto decine di criminali e collaborazionisti. Il Brasile, se leggerete bene le didascalie finali, ha avuto un disonore in più con questo mostro maledetto del quale vi stiamo scrivendo. Dal punto di vista filosofico ancora una volta si dimostra che la scienza va ‘sorvegliata’ eticamente, altrimenti invece che allungare e migliorare la vita può distruggerla. L’uomo sta riuscendo a manipolare la natura, ma la morte è più vorace e si nutre dei suoi errori. Josef Mengele non ha patito le pene che meritava. Avremmo voluto dargli una minestra dei suoi ormoni preferiti, per fargli crescere la coscienza morale; ma se quel pasto da lui considerato ‘salutare’ lo avesse ammazzato noi non lo avremmo pianto.

Francesco Monteleone