Tre manifesti a Ebbing, Missouri, regia di Martin McDonagh. USA, Gran Bretagna, 2017

di Francesco Monteleone

Il miglior film sull’America in putrefazione non lo ha fatto Cloney, né i fratelli Coen o Redford, ma Martin McDonagh, un artista con sangue irlandese nato a Londra che scrive e dirige le sue storie facendo passare, tra l’uno e l’altra, la giusta quantità di anni, per bruciarne la memoria e buttargli sopra il sale.

Martin McDonagh non è un regista astuto che vive alle spalle del cinema, sfruttando il suo nome per fare i cumquibus e con il suo terzo importante lungometraggio farà il pieno di premi in tutto il mondo.

 Three Billboards Outside Ebbing (titolo originale) è degno di tante lodi e per dirvele tutte non sappiamo da dove iniziare. Fate così, andate a vedere quest’opera inquietante e alla fine cercate di scoprire qual è il sentimento o l’emozione che non avete provato. Non ne troverete, perché la missione di rappresentare la società umana e dei prezzi che si pagano per viverci dentro è totalmente compiuta.

Il cinema è un puro passatempo, però le due ore che avete pagato avrete la sensazione di passarle più lentamente, con gli occhi fissi su quei personaggi che ogni minuto vi danno amarezze, rassegnazione, rabbia, amore per la verità.

Dicevamo: Una mamma di nome Maldir (Frances McDormand!!) vuole trovare lo stupratore killer di sua figlia e nella disperazione si inventa un pazzesco terzo grado allo sceriffo di Ebbing (Woody Harrelson!!) dove abita nel Missouri. Lo fa con 3 manifesti pubblicitari che indicano, scoprono e produrranno l’inferno in terra.

Maldir è una donna inselvatichita, colpita e abbandonata, non scopa più, non si trucca più, non ha pietà, né riceve solidarietà, ma non ha paura.

Vede che i poliziotti hanno una condotta immorale e si chiede come può convincerli a comportarsi moralmente. Così inizia a lottare. Gli uomini sono per natura più guerrieri che galantuomini, perciò decide di sfidarli all’ultimo sangue.

Il film è pieno di colpi di scena: 3 manifesti sepolti nel nulla danno rilievo a

3 storie s’amore divoranti, a 3 corpi agonizzanti a 3 lettere indimenticabili (che sono l’intuizione più poetica del film).

Ebbing ci appare nelle sapienti sequenze uno dei tanti posti dove si mischia l’enorme bellezza del paesaggio alla mostruosità degli esseri umani.

Cosa siamo se dovremmo fare le indagini e non le facciamo?

Cosa siamo se lasciamo una moglie invecchiata e conviviamo con una minorenne?

Cosa siamo se picchiamo a sangue un essere umano per vendicarci di qualcosa?

Tante volte vi chiederete se è bene o è male quel che fanno i romantici personaggi immaginati e diretti dall’ ispirato regista. Chi, in poltrona, si sente capace di giudicarli, non lo faccia, aspetti la fine del film, se c’è una fine.

Francesco Monteleone