Noi della generazione cresciuta con Wes Craven

Di Dino Cassone

Di Dino Cassone

Era il 1984 quando in tutto il mondo arriva “Nightmare – Dal profondo della notte” e il cinema horror non sarà più lo stesso. A firmare quella pellicola, che diventerà un vero e proprio cult per la mia generazione e non solo, è l’americano di Cleveland Wes Craven, uno dei più mirabili “artigiani” della settima arte. Il “creatore di mostri” nulla ha potuto contro un altro “mostro”: un tumore al cervello che l’ha strappato via da tutti noi a settantasei anni.

Craven 2 (1)A dire il vero la carriera di cineasta comincia un decennio prima, precisamente nel 1972 con il film “L’ultima casa a sinistra” di chiara ispirazione al bergmaniano “La fontana della vergine”. Girato con pochissimi soldi il film, tutto sesso e violenza, è una summa tra cinico realismo e sanguinario estremismo: insomma un vero cult cui farà seguito nel 1977 “Le colline hanno gli occhi”, altra pellicola di orrori trash che sbancherà i botteghini dell’epoca.

Craven vuole stupire e ci riesce alla perfezione, il suo è un orrore casalingo e quotidiano. A lui interessa come spesso ha affermato: «Di spaventare la gente a un livello profondo, non solo a farla saltare sulla sedia. Prima la violenza cinematografica era gentile e pulita; io l’ho resa dolorosa, prolungata, scioccante e molto umana. E sono io che ho reso umani gli assassini». Chiaro no? Vi basti sapere che in quel lontano 1984 con l’avvento sul grande schermo di un mostro chiamato Freddy Krueger, le nostre notti non sono state più serene e i nostri sogni “dorati” si sono trasformati in incubi. Krueger sta al cinema come il Pennywise del romanzo “It” firmato da un altro “deviato”, Stephen King, sta alla letteratura. Colonne portanti dei sogni malati della nostra generazione, che secondo Fofi, ahimè «Ha ormai imboccato la terza età».

L’invenzione di Krueger, moderno “uomo nero”, imperatore dello splatter che al posto dello scettro ha dieci, affilatissimi artigli, è una svolta storica. Il modo di Craven nel concepire l’orrore è inequivocabile, perché lui intende «portare la gente là dove le loro menti si recano solo durante il sonno o attraverso stati di alterazione». Il film prende ispirazione da un episodio di cronaca vera e ha dato vita a una saga di culto composta di sette film, oltre ad una serie tv, uno spin-off (“Freddy vs Jason”) e un remake. Curiosamente, Craven firmò solo uno dei sequel, “Nightmare – Nuovo Incubo” del 1994, stanco che la sua creatura, pur raggranellando soldi a più non posso ai botteghini, fosse snaturata. La trama, geniale, vale il biglietto: questa volta ad essere perseguitati dalle lame affilate di Freddy sono gli attori stessi, protagonisti del primo film. E curiosamente, il film non incassò come gli altri.     

Il flop al botteghino sarà un destino riservato a molti dei suoi film, che in compenso diventeranno vere e proprie pietre miliari per la “mia generazione cresciuta a pane e celluloide”. Come, ad esempio gli zombie riportati a casa loro, Haiti, de “Il serpente e l’arcobaleno”, ai bambini segregati in cunicoli da claustrofobia de “La casa nera”, passando per “Sotto shock” (ve lo ricordate il killer zoppo Horace Pinker che, durante la sua esecuzione sulla sedia elettrica, sublima diventando pura elettricità, dando sfogo così alla sua sete di vendetta?). Nel 1996 la brillante e distorta mente di Craven genera un altro film e un altro personaggio che entrerà nella storia del cinema: il serial killer di Woodsboro dal nome Ghostface in “Scream”. La pellicola sbancherà ai botteghini di tutto il mondo e darà vita a ben tre episodi (nel 1997, 2000 e 2011), che questa volta, il nostro deciderà di non mollare ad alcun collega e di dirigere lui stesso. Geniale è l’idea della maschera che ricorda l’Urlo di Munch, come geniali sono le autoreferenze cinefili di molte scene pazzesche, condite alla perfezione in salsa trash, anche nella scelta di una fotografia volutamente sgranata dal sapore tanto vintage, da cui, siamo certi, anche Tarantino ha saccheggiato a piene mani. Ebbene sì, ora che Wes Craven ci ha lasciati, saremo tutti un po’ più orfani.

Dino Cassone