PER LA GIOIA DEI POSTINI

Da quando è stata inventata la scrittura (sumeri ed egiziani litigano ogni giorno per attribuirsela) gli aggiornamenti non si contano più. Oggi i nativi digitali fanno le parole molto più velocemente premendo sulla tastiera, la stilografica è un piacere riservato ai vecchi sporcaccioni dell’inchiostro e la penna a sfera inventata dal geniale giornalista László Bíró non farà più arricchire la famiglia del barone di origine torinese Marcel Bich (quello della famosa Bic).

Ma la più grande tragedia è stata l’uscita di scena della calligrafia. Nella scuola dell’obbligo non si insegna più la bella scrittura e ai postini presto sarà richiesta una laurea in Filologia degli indirizzi postali, con gli insegnamenti obbligatori di grammatica e stilistica.

Da quando è stata inventata la scrittura (sumeri ed egiziani litigano ogni giorno per attribuirsela) gli aggiornamenti non si contano più. Oggi i nativi digitali fanno le parole molto più velocemente premendo sulla tastiera, la stilografica è un piacere riservato ai vecchi sporcaccioni dell’inchiostro e la penna a sfera inventata dal geniale giornalista László Bíró non farà più arricchire la famiglia del barone di origine torinese Marcel Bich (quello della famosa Bic).

Sì, perché il portalettere per garantire i migliori risultati aziendali, è costretto a fare un lavoro di analisi delle parole come fosse uno studioso di papiri egiziani. Talvolta, infatti, deve fare i conti con il corsivo troppo tondeggiante di un mittente buono e leale. Altre volte, invece, deve decifrare le lettere striminzite di un mittente complessato (queste, le giustificazioni “alte” che la psicologia della scrittura prova a dare ai nostri scarabocchi).

La conseguenza di tutta questa baraonda?

Spesso, dopo aver affrontato come Nico Rosberg lo slalom in mezzo al traffico o aver supplicato un cane antipatico di ammutolirsi, il postino suona al destinatario, anche due volte, ma all’indirizzo sbagliato.

Ebbene, per evitare questo notevole dispendio di forze e di tempo, basterebbe davvero poco. Per esempio facendo sapere a tutti gli utenti che Poste Italiane richiede tassativamente il carattere maiuscolo ed esteso nell’indirizzo del destinatario, e preferibilmente anche nel suo nome e cognome.

Quindi non rinunciamo a scrivere a mano le nostre emozioni (la scrittura è un’arte millenaria) ma, con un piccolo accorgimento, facciamo arrivare la posta a domicilio più facilmente, e ai portalettere risparmieremo un esaurimento nervoso per cause di servizio.

Abbiamo finito? No.

N.B. Nelle lettere tradizionali la firma dell’autore serve a indicare la paternità del testo. Ebbene, ricordate che il nome deve sempre precedere il cognome e se avete sudato tanto per ottenere un diploma o una specializzazione, siate modesti; non attaccatevi alla vostra posizione, mettendo ‘rag.’ ‘dott.’ ‘ing.’ ‘gen.’ I titoli vanno sempre evitati.

E ora mettetevi a scrivere su carta. Le missive, se arrivano a destinazione, durano più a lungo delle mail.

Francesco Monteleone