“A scatola chiusa”, in scena con la Compagnia Gruppo di Attività Teatrali “P.Mancini”

di Francesco Monteleone

di Francesco Monteleone

Si è sempre tanto scettici andando a vedere uno spettacolo allestito da una compagnia amatoriale. Come lo stesso autore della commedia vista al Teatro Sociale di Fasano l’altra sera insegna, però, «non si compra mai a scatola chiusa». Potrebbero esserci delle sorprese. Magari piacevoli come questo “A scatola chiusa” di George Feydeau messo in scena dal bravo Fabiano Marti, con la compagnia del Gruppo di Attività Teatrali “P.Mancini” di Fasano.

2 La trama del vaudeville (titolo originale “Chat en poche”, cioè “Il gatto in tasca”) scritto da un giovanissimo Feydeau è semplicemente geniale. Equivoci da far girare la testa con tempi comici orchestrati con matematica perfezione: impossibile non ridere. Siamo nella casa di Monsieur Pacarel (Piero Di Nanna), e di sua moglie Marta (Tonia Argento), che ospitano il dottor Landrù (Domenico Gazzo) e consorte Amandine (Monica De Giuseppe). Il padrone di casa desidera ardentemente mettere in scena al Teatro dell’Opéra di Parigi il “Don Giovanni” scritto dalla sopravalutata figlia Giulia (Daniela Iachetti Amati); per questo ha ingaggiato il miglior tenore del momento, tanto agognato dallo stesso Teatro e che l’uomo usa come merce di scambio affinché si rappresenti il “capolavoro” della sua bambina. E qui il senso del titolo, mai comprare “a scatola chiusa”, perché in casa arriva Defaussette (Gerry Moio), lo spiantato figlio di un amico di famiglia, inguaribile “don Giovanni”, che è scambiato per l’importante artista. S’innesca così un’infinita serie di scambi di persona e di equivoci che porteranno uno scombussolamento tra gli equilibri sentimentali delle varie coppie. Il tombeur de femmes, infatti, è infatuato, ricambiato, di Marta; ma anche sua figlia Giulia e Amandine non sono immuni dal fascino del bel giovanotto. Giulia è però promessa sposa a un idiota e ricco borghese, Lanoix De Veau (Guido Velletri), evidente omosessuale succube dell’ingombrante mammina, Madame de Vache (Pasquina Cuzzupè) con tanto di sedia e rotelle. A metterci le maligne zampine tre domestiche tre, più linguacciute che efficienti,  Triburzia, Patrizia e Antoniette (Rossella De Mola, Iole Zaccaria e Zoe Carolillo). La solita acutezza di George Feydeau porterà, dopo il caos, la risolutiva calma.

 Spettacolo godibilissimo, con tutto il cast ben diretto da Marti. Attori bravi, tanto che spesso si è dimenticato di trovarsi di fronte a una compagnia amatoriale e non ad attori di consumata professionalità. Allestimento “tutto fatto in casa”: l’originale scenografia (Rossella De Mola, Melania De Mola, Domenico Gazzo); la direzione scenica (Vittoria Tarì), i costumi (Tonia Argento e Monica De Giuseppe, anche aiuto regista), la regia luci (Mario Di Bari).

Francesco Monteleone