BANCOPOSTA? PRIMA IL BANCOLATTE!

di Nicola Di Ceglie

Care compagne e cari compagni,

per scrivere questo editoriale mi sono preso qualche giorno in più e ho lasciato sbollire l’animo rabbioso. Diciamo che ho sospeso il giudizio, come mi suggerisce il mio amico filosofo, per evitare di esagerare in una reazione che, fossi stato più giovane, avrei certamente manifestato alla maniera dei vecchi compagni di sezione. E ora diciamo il misfatto. Il 27 gennaio, a Biella, in un ufficio postale del centro, Francesca Castelli, una giovane mamma in attesa di essere servita, ha pensato bene di allattare il suo bimbo di 3 mesi. Lo ha fatto non per esibizionismo, ma perché alla natura non gliene importa niente delle file, delle prenotazioni, delle lentezze burocratiche che ogni giorno ci condizionano la vita. Un neonato ha fame e deve mangiare quando vuole. Chi ha dei figli queste cose le sa. Ebbene, il direttore dell’ufficio postale si è avvicinato alla premurosa mammina e con tono imperioso le ha detto «Qui in Posta non si può allattare al seno». Poi, non essendosi accorto di aver perso il lume della ragione, pare che abbia continuato a esagerare nei rimproveri, fino a concludere con tono da inquisitore medievale che in pubblico si può usare solo il biberon. E la notizia si è diffusa in tutta l’Italia.

Orbene, a tutti noi è capitato di vedere una madre che allatta a seno scoperto. Esiste un’immagine più bella? In un treno o in un parco pubblico, in riva al mare o a cinema, ogni volta che vedo un pargolo ciucciare il latte dai capezzoli della madre mi commuovo. Mi sovviene la dolcezza delle meravigliose Madonne allattanti nella pittura rinascimentale, la consumata tenerezza della madre dei miei figli, il coraggio di papa Bergoglio che rompendo uno stupidissimo tabù, ha finalmente invitato le mamme a sfamare i propri figli anche in chiesa, proprio con il “dono del latte”. A voi, cari lettori, credo che non devo dirvi niente.

Al direttore di Biella, invece, faccio i miei complimenti. È riuscito a avere il suo quarto d’ora di celebrità nella storia del teatro comico, ma ora ci penserà il ministro a farlo ritornare nel suo oscuro anonimato e a meritarsi il posto. Alla giovane mamma voglio dire due cose: “grazie” per aver messo al mondo un italiano e di trovare la forza di allevarlo in un periodo tanto difficile della nostra storia nazionale. Noi tutti le auguriamo il suo latte sia nutriente e faccia crescere in salute il suo figlioletto e a quest’ultimo gli auguriamo di diventare a sua volta un buon direttore delle Poste italiane (pubbliche e non private) affinché le sappia rendere sicure e ospitali e non ipocrite e minacciose come gli è capitato questa volta.

Nicola Di Ceglie