“Crimson Peak”, il gotico d’autore di Guillermo Del Toro

Di Dino Cassone

Di Dino Cassone

Per queste feste natalizie fatevi un bel regalo: evitate abbuffate di squallidi cine-panettoni (mangiate quelli veri, tuttalpiù) e andate a vedere un film vero. Un film d’autore. E se poi è di vostro gusto il gotico, non potete sbagliare: “Crimson Peak” di Guillermo Del Toro. Conquista già dalla prima frase recitata dalla protagonista: «I fantasmi esistono. Io lo so» (e anche chi scrive, ma questa è un’altra storia). Ideale seguito di una “trilogia lovecraftiana” (il regista messicano non ha mai nascosto la sua passione per lo scrittore statunitense), con questa pellicola Del Toro è ritornato ai fasti di “La spina del diavolo” e “Il labirinto del fauno”. Non c’è la Storia con la maiuscola questa volta a fare da sfondo, ma è puro artificio letterario. Continui, infatti, sono i riferimenti ai tomi “da paura” stampati tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento: da Mary Shelley a Poe fino al già citato Lovecraft.

Recensione-del-film-Crimson-Peak-Tutto il film ruota intorno ad una sinistra magione che insiste su uno strano terreno fatto di argilla rossa e che per questo è soprannominata “picco di cremisi”. Qui ci finisce Edith (sempre più brava Mia “Alice” Wasikowska) ereditiera newyorkese, dopo la morte (molto sospetta) di suo padre, e dopo essere convolata a nozze con Thomas Sharpe (interpretato da Tom “il fratello di Thor” Hiddleston), spiantato baronetto inglese in cerca di sistemazione. La bella Edith, novella Jane Austen, appassionata di scrittura e col pallino dell’emancipazione, cade quindi nel tranello preparato ad arte dall’affascinante ragazzone d’oltreoceano e da sua sorella, Lucille (Jessica Chastain, “The Help” e “Interstellar”). Giunti nel castello diroccato (il tetto è, infatti, crollato, rendendo l’avventura della protagonista più tenebrosa e romantica al tempo stesso), comincia la parte dark della storia. Edith, che ha il dono sin da piccola di vedere i fantasmi (e il primo sarà a inizio film quello di sua madre che la mette in guardia su un posto chiamato proprio “Crimson Peak”!), comincia a essere perseguitata da strane presenze (rigorosamente rosse: guardatevi il film e capirete perché). La ragazza grazie al suo acume e alla sua curiosità comincia a mettere al posto giusto tutte le tessere del misterioso puzzle fino alla risoluzione finale, che non vi spoileriamo per correttezza.

crimson-peak-v5-27433Un piccolo gioiello firmato Del Toro, un lungo brivido in Technicolor. Intanto per la bravura e la bellezza di una maestosa Jessica Chastain, che è riuscita a regalare un’interpretazione da Oscar anche in un film del genere. Poi per la meravigliosa fotografia, con il predominio del rosso (ovviamente) dell’argilla che sembra sangue densissimo (lasciando lo spettatore col dubbio che lo sia davvero, nello sviluppo della storia, certo). E ancora per le irreprensibili e sontuose scenografie, curate nei minimi dettagli: dalla forchetta al lampadario, dalle tende all’affascinante anello, con tanto di pietra rossa, strappato dal dito di Lucille (che l’ha “ereditato” da sua madre) per passare a quello di Edith e per poi ritornare ancora sul medio di Lucille. Vi gira la testa? Beh, siamo solo all’inizio…  

Numerose le chiavi di lettura proposte dal geniale cineasta. Innanzitutto quella politica ed economica: la folle corsa al denaro e alla conquista della posizione che conta; poi quella sociologica: la figura della protagonista, a metà strada tra una suffragetta e Jane Eyre, che cerca di cambiare nel 1600 l’idea precostituita della donna in quella società; poi quella filosofica, che pesca a piene mani dalla cultura ispanica dello stesso regista, densa di riferimenti religiosi, tra il fanatismo e le false mitologie. Senza tralasciare il forte legame con il soprannaturale, ormai un marchio di fabbrica di Del Toro, e il simbolismo disseminato ovunque. Come l’argilla, che rappresenta la fragilità architettonica della casa ma anche quella della famiglia che ne è proprietaria; o come la presenza dei fantasmi, materializzazione psicoanalitica delle debolezze umane. Di cui sembra accorgersene solo la protagonista e noi con lei. E non a caso, perché «Forse notiamo le cose quando arriva il momento di vederle!»

Dino Cassone