“Falliti – Storie di ordinaria quotidianità”, l’esordio letterario di Vito Maselli

Di Dino Cassone

«Che Dio benedica gli editori che di tanto in tanto approvano la pubblicazione di una raccolta di racconti inediti. (Stephen King)», leggiamo nei ringraziamenti. Per nostra fortuna, questa volta ci ha pensato la solita e lungimirante Les Flaneurs Edizioni di Alessio Rega, dando pagine e voce all’esordio letterario del giovane barese Vito Maselli con “Falliti – Storie di ordinaria quotidianità”.

Molti i riferimenti – e alcuni anche palesati senza vergogna all’interno delle narrazioni – cui si affida Maselli: dall’intrigante “voce narrante” tipica dei classici noir degli anni ’40 in bianco e nero. proprio come il contrasto delle parole marchiate sulla pagina, al saccheggio, fatto assolutamente in buona fede, della sterminata produzione (da “Tutto è fatidico” a “Riding the Bullet” passando per “Colorado Kid”) di Stephen King, demoniaco genio e “Re” della letteratura mondiale.

Sei bei racconti – i cui protagonisti sono tutti talmente “solitari” da sfiorare l’asocialità – che, sebbene connotati in luoghi e momenti precisi, appaiono sospesi nel tempo e nello spazio, grazie a una scrittura asciutta e senza fronzoli. Ma solo in apparenza, non fatevi ingannare. Il giovane autore usa poche parole, è vero, ma lascia il segno, ve lo assicuriamo.

Come in “Pagina bianca”, in cui, a proposito del traumatico “blocco dello scrittore” – e chi lavora con le parole sa – scrive: «Sono io quello che sta per fare una strage di se stesso?». O come in “L’ultima decisione” dove il protagonista è un killer di professione, «brutale e veloce, la mia vita». E ancora, in “L’irritante gentiluomo”, dove la protagonista Amanda non riesce a trovare consolazione per aver perduto tragicamente sua madre, perché «non c’è un’età per sentirsi meno orfani».

In “L’uomo dalla cravatta rossa” il protagonista è Damiano, l’uomo giusto al momento giusto, di cui conosceremo tracce di un passato che ci inchiodano alla dura realtà: «Sono cresciuto in un convento, non sono una persona religiosa, non credo niente. Quando si è passato tanto tempo a contatto con i preti, si perde ogni forma di fede». Tutto chiaro, no?

L’incipit di “269” – figlia di quel racconto del “Re” intitolato “14o8” –, non lascia dubbi: «Questa è una storia strana». Ambientata a Parigi il 13 novembre del 2015 – sì, proprio quel 13 novembre –, ha come protagonista Tonino che rischia di finire dalla padella di un serial killer denominato “Il Boia della mannaia” alla brace dell’attentato al “Bataclan”, cui sfuggirà proprio grazie (sic!) al maniaco.

Lo stile narrativo di Maselli raggiunge la sua vetta però in “Nido di vespe”, in cui la storia procede con un susseguirsi di più punti di vista, rivelando man mano particolari fondamentali alla narrazione in un crescendo di ansia e terrore. «Ho scritto in silenzio e sono stato il più sincero e veritiero possibile. Lo giuro», ammette candidamente Maselli per voce di uno dei suoi protagonisti. Ti crediamo Vito. E ti apprezziamo.

Dino Cassone