FATECI SPARARE, DOBBIAMO LAVORARE

di Francesco Monteleone

di Francesco Monteleone

Il 24esimo film di James Bond si girerà per buona parte a Roma, da metà febbraio a metà marzo 2015. Inseguimenti, incidenti, innamoramenti avranno come locazione la nostra meravigliosa capitale. Il regista sarà il fuoriclasse Sam Mendes; per lui reciteranno Daniel Creig (agente 007 con licenza di uccidere) e Monica Bellucci, la superbonazza girl con licenza di spogliarsi (speriamo). Ottima notizia, ma per noi spettatori d’oltrecortina ci interessa sapere quanto lavoro garantirà alle maestranze italiane quell’ afflusso di denaro americano che sarà investito lungo il Tevere che scorre lento lento. Purtroppo il dispiacere è stato grande quando ci hanno detto che le armi per il fantastico set non le forniranno i soci della AIATSFX (Associazione italiana autori e tecnici Effetti speciali di scena), ovvero i nostri tecnici che da 40 anni muniscono i personaggi cinematografici dei più originali mezzi di combattimento. Infatti da novembre scorso c’è una situazione normativa ‘imbarazzante’ in Italia che non si è ancora risolta e che sta creando danni economici notevolissimi agli operatori. In pratica la Legge che regolamenta la detenzione e l’uso delle armi a uso scenico è diventata complicatissima, anzi inapplicabile per colpa di una nuova direttiva europea; essa impone ai fornitori degli obblighi e delle scadenze che ci vorrebbe un miracolo di Santa Barbara per poterli rispettare. Sono le cose all’italiana: in un periodo di crisi economica qual è il modo migliore per sostenere l’occupazione? Complicare le leggi e fare in modo che nessuno riesca a rispettarle.  

Abbiamo intervistato Franco Ragusa, maestro d’armi di grandissima esperienza il quale ci ha spiegato l’imbarazzo di tanti professionisti dello spettacolo come lui, che da un paio di mesi rischiano di essere trattati come criminali.

  • Maestro, una domanda personale: lei è un temibile pistolero?
  • Ebbene, no. Sappi che il rumore delle armi mi dà tremendamente fastidio. Io ho cominciato la carriera nell’industria cinematografica realizzando gli effetti speciali; ma in Italia, diversamente che altrove, chi dà gli effetti devi procurare ai registi anche le armi.
  •  Proibire l’uso delle armi nel cinema è una scelta morale positiva o è ipocrisia?
  • Tutte le armi devono essere utilizzate poco e con prudenza nella vita vera. Nelle fiction sono strumenti per fare spettacolo, servono a rappresentare verosimilmente la realtà. Come si può ricostruire un evento bellico o un fatto di cronaca nera senza la presenza di armi in scena?
  • Attualmente che cosa vi sta danneggiando di più?
  • Per la spending review è scomparsa la “Commissione armi” che ci ha finora autorizzato a fornire armi per il cinema, prorogando una vecchia legge. Esiste un testo elaborato dai Ministeri competenti che dovrebbe essere discusso in Parlamento, ma il suo iter è ‘accidentato’ e chissà quando sarà promulgato.
  • Avete perso la pazienza o la speranza?
  • Cerca di intuire i nostri sentimenti: c’è lo stop alle nostre attività sui set, stop allo sviluppo della ricerca, stop all’occupazione, stop agli investimenti in nuovi modelli di armi…in Germania o Francia i miei colleghi non sono perseguitati da tante complicazioni burocratiche.
  • In scala mondiale, come siete collocati?
  • Non possiamo certamente competere con i paesi che si permettono produzioni milionarie, ma non abbiamo da invidiare niente a quelli di medio livello.
  •  Chi vi sta aiutando a sbloccare questa situazione? 
  • Nessun politico in particolare. Con il ministero dell’Interno e il Mibac abbiamo appuntamento entro la fine di quest’anno e speriamo che finisca questa incertezza normativa.
  • Vi sentite ‘disarmati’?
  • Sì, è l’ironia della sorte. Se non il Parlamento non emana una legge chiara e giusta, noi non potremo investire in nuovi prodotti; infatti stiamo perdiamo mercato. I cineasti comprano armi all’estero, mentre noi siamo impediti…
  • Come son fatte le 6000 armi (circa) che circolano sui set?
  • La legge del 1975 dice “Per armi da fuoco per uso scenico si intendono le armi alle quali, con semplici accorgimenti tecnici, venga occlusa parzialmente la canna al solo scopo di impedire che possa espellere un proiettile”.
  • E voi siete capaci di fare quelle modifiche?
  • Noi chiediamo alle stesse fabbriche che producono armi di modificarle e renderle inoffensive. Poi le mettiamo a disposizione degli artisti. Tutto qui. E vorremmo continuare a farlo, rispettando la legge e sentendoci rispettati per il nostro lavoro.

Francesco Monteleone