Florence

di Francesco Monteleone

un film di Stephen Frears, Gran Bretagna, 2016

 

Ecco un’elevatissima lezione di cinema, confusa in mezzo a tante porcherie o piccinerie. Vedrete una storia non inventata e, se si può dire, croccante, dalla prima scena all’ultima. Godrete due interpreti fantastici (Meryl Streep – Hugh Grant), un attore non protagonista (Simon Helberg) che merita un Oscar per quanto è bravo. Infine c’è il genio inglese di un regista vellutato nelle inquadrature, cultore di una vistosa ironia, giusto nel giudicare i suoi personaggi. Insomma, cosa volete di più? Lasciate perdere le tombolate e i cine-panettoni italiani e avvicinatevi alle porte sempre aperte dello Splendor di Bari che anche questa volta meritano di essere superate prima possibile, perché l’ottimo Giuseppe Fraccalvieri non può tenere i film a lungo; colpa della Luky Red che dà i suoi film a troppe sale e non protegge l’essenza di opere come questa Florence Foster Jenkins. (I film d’essai dovrebbero essere proiettati solamente nelle sale d’essai, altrimenti a che serve dire che ci sono le sale d’essai?)  

Un’altra iattura che dovete evitare sono i cooming soon. Nel prossimamente di questo gioiello sembra che dobbiate vedere quel che accade a una malata di cancro che vuol curare la sua malattia cantando, anche se è molto stonata. Una semplificazione falsa, doppiamente falsa, ingannevole, depistante. Il film racconta la quasi-vera storia di una ricca mecenate americana che pur sostenendo l’arte musicale (come dovrebbero fare tutti i ricchi del mondo), non aveva la misura di se stessa e fu giubilata dal destino.

In America, Florence Foster Jenkins amò l’arte lirica mentre i suoi compatrioti facevano (e fanno) ancora guerre micidiali.

Ingannata ogni momento da chi voleva spillarle denaro, Florence riuscì a realizzare un sogno pazzesco. Annullarsi nella magnificenza del teatro più prestigioso di New York. Ebbe un marito generoso e pimpante, il nobile-senza-soldi St. Clair Bayfield (Hugh Grant) e Cosmé McMoon un pianista di fiducia rassegnato a seguirla nel fosso (Simon Helberg è il re delle controfacce, ha un corpo esilarante e, aspetto non secondario, è un autentico bravissimo pianista).

Gentili lettori, accogliete questo suggerimento e non perdetevi i titoli di coda. Sono il finale divertente di un film divertente, che ci insegna tante cose…tante, proprio tante. 

Francesco Monteleone