I riflessi di una nomina condivisa

Nicola Di Ceglie

Nicola Di Ceglie

“Da oggi in poi avrai molto da fare…” Quando, alle 13,30 del 25 maggio 2016 sono finiti i festeggiamenti all’ex segretario generale regionale della CGIL Giovanni Forte, la signora Camusso ha benedetto il successore Pino Gesmundo con una profezia ironica, per ricordargli che troverà una situazione sociale in forte decadenza, di fronte alla quale un uomo normale impallidirebbe. Insomma è stato come dirgli “auguri, ma preparati ad avere qualche incubo notturno in più in questo paradiso fittizio nel quale la popolazione non cresce, contro i migranti si alza il filo spinato, i precari si sentono in un mattatoio, il sistema educativo fa marcire le speranze, i partiti non hanno più il vigore ideale e gli imprenditori fanno piccoli passi verso il progresso economico. Perfino la CGIL, che ha da sempre il cuore negli abissi e la volontà in superficie, non riesce a rinnovarsi come dovrebbe; la crisi degli ultimi anni risulta ancora difficile da superare, molti dirigenti si aggirano nelle stanze senza convinzione, è giunta l’ora che si rafforzi il coraggio di chi deve far coraggio agli espropriati.
Pino Gesmundo ha diretto a Bari una Camera del Lavoro ‘tosta’, dove ha esplorato tutte le forme della sofferenza lavorativa; noi crediamo che abbia il giusto eclettismo intellettuale e l’ingegnosità pratica per dirigere il nostro movimento dalla sede di via Calace. Cambieranno le abitudini quotidiane di Gesmundo e anche le nostre; ora ci incontreremo molto più spesso e a noi toccherà informarlo e sollecitarlo sulle questioni della SLC pugliese e nazionale. Abbiamo bisogno di un condottiero che in questa guerra perenne contro un padronato miope e opportunista sappia affrontare i problemi essenziali, tenendoci uniti e evitando le diserzioni.  La carica di segretario pugliese della CGIL ha valore, lo abbiamo visto dalla corposa presenza di giornalisti che hanno seguito il nostro congresso, ma non basta. Ci sono tante cose che hanno valore senza avere importanza. Invece Pino Gesmundo dovrà essere ‘importante’ per i lavoratori, ispirandosi ai mitici Di Vittorio, Lama, Carniti…
L’importanza si ottiene quando con la nostra azione produciamo sull’esterno effetti positivi, efficaci. L’importanza si conserva quando si riesce a essere qualcuno di cui ci si deve tenere conto sempre (non quando bisogna garantire i voti ai politici opportunisti, come ha svelato con disappunto Gianni Forte). I capi del sindacato più importante d’Italia, a tutti i livelli, hanno un potere oggettivo: devono far valere, come insegnava Max Weber, la propria volontà, nonostante il resistere altrui.
Buon lavoro, segretario. Noi ti saremo a fianco senza sottrarci ai sacrifici, seguiremo le tue iniziative dopo averle discusse e approvate lealmente, metteremo il sigillo su tutto ciò che serve alle persone oneste per ottenere più diritti e più libertà.

Nicola Di Ceglie