IL SILLOGISMO SBAGLIATO DI MATTEO

(di Nicola Di Ceglie)

Renzi ha fatto due premesse giuste e una conclusione sbagliata. Dobbiamo abbattere gli sprechi/La RAI ha sprecato moltissimo/Dobbiamo abbattere la RAI.  Può capitare quando si usa la logica aristotelica di sragionare e bisogna fare attenzione ad evitare conseguenze dannose. È vero che noi italiani dobbiamo risanare tutti i bilanci di questo Stato disastrato; è altrettanto vero che l’azienda pubblica della comunicazione è stata espropriata dai partiti e a bruciato miliardi, ma non per queste ragioni dobbiamo emettere una sentenza di morte. La RAI gestisce il sapere collettivo, diffonde nel popolo le conoscenze e le credenze utili alla democrazia, deve anticipare, organizzare e privilegiare i valori morali che rafforzano i legami nella comunità. La RAI è il fiore all’occhiello delle Partecipazioni statali e se si riduce la sua forza, si riduce la libertà di tutti. Questo lo diciamo ad alta voce noi della CGIL, insieme a tutti gli altri sindacati che si sono opposti al malefico decreto legge 66/2014: come sapete, il governo ha tolto alla RAI 150 milioni di euro, una cifra enorme che, sottratta al bilancio di Viale Mazzini, renderà molto più fragile e inconsistente la televisione pubblica italiana. Di questi tempi se facciamo questo discorso in un bar, ci sentiremo dire che “i giornalisti sono corrotti e ladri, che Fazio è uguale a Santoro e Bonolis, che i programmi fanno schifo, che le attrici sono tutte amanti o figlie di uomini potenti” ecc.  La RAI è vittima di infiniti sospetti e illazioni; pur avendo una enorme quantità di straordinari professionisti dello spettacolo e della comunicazione patisce le peggiori calunnie in circolazione. “Scusa Nicola, allora vuoi farci credere che la RAI è perfetta?” voi starete per dirmi, leggermente incazzati. No, non è un modello da prendere ad esempio, perché chi ha voluto appropriarsi di una azienda tanto importante lo ha fatto con metodi barbarici e spesso ha lasciato macerie. Però noi diciamo che è giunta l’ora di fare le pulizie, resettando ruoli, stipendi e privilegi. Ed è anche il tempo che la RAI torni a produrre con le proprie maestranze quegli splendidi palinsesti che l’hanno reso indimenticabile nei nostri cuori. Ma per far questo non bisogna toglierle l’ossigeno; quei 150 milioni di euro in meno sono un atto distruttivo.  Renzi vuole anche cancellare molte sedi regionali: così i vizi degli alti burocrati saranno pagati in periferia, scomparirà l’informazione locale, il potere giornalistico si concentrerà a Roma e Milano. Infine, Renzi vuole vendere RAI WAY: questa è la vera pazzia. Rai Way possiede la rete di diffusione del segnale radiotelevisivo, ha il compito di gestire e manutenere gli impianti di trasmissione e produce 12 milioni di utili. Praticamente è come dire che la Ferrari, per risparmiare sui costi, vuole vendersi la propria officina meccanica. Concludendo! Direbbe la buonanima di Mike: Il nostro primo obbligo sindacale e morale sarà difendere il ruolo pubblico della RAI. Il secondo, non meno importante, sarà salvare l’occupazione di tantissimi ‘anonimi’ lavoratori che guadagnano il salario per vivere, senza firmare gli autografi a Saxa Rubra. Sono quelli che ci regalano la Domenica sportiva, i notiziari, le rubriche culturali, gli show del sabato sera, le dirette parlamentari ecc. Tanti eccellenti professionisti non vanno condannati alla marginalità e al declino.  “E bravo Nicola! Ora che ti sei sciacquato la bocca con la bella predica, ci dici la tua soluzione?” Non la mia soluzione, ma quella della CGIL, schierata al fianco della Camusso e delle altre sigle in prima linea: la RAI va realmente bonificata dalle lottizzazioni, una volta per tutte. E soprattutto va risolto per sempre il problema dei problemi, ovvero l’evasione di massa del canone. Gli italiani ‘disonesti’ non pagano ogni anno 500 milioni di tassa erariale.  Che vergogna! Molti di loro sono proprio quelli che parlano a voce alta contro la nostra tv. Il canone versato aggiusterebbe molti conti in rosso. Renzi, una cosa buona l’ha detta a tal proposito: “pagare meno, pagare tutti”. E allora si sbrighi a farlo.

Nicola Di Ceglie