Il teatro onora la prima martire del giornalismo

di Carmela Moretti

di Carmela Moretti

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“Lènor” di Carlo Bruni e l’ottima Nunzio Antonino, in scena a Santeramo in Colle nell’ambito della rassegna La bella stagione.

Le poche donne che sono entrate a far parte con grande ritardo della cultura e della storia italiana -poche non per scarsità di talento, ma per evidenti logiche di potere- sono una più affascinante dell’altra. Da Artemisia ad Alda Merini, passando per Eleonora de Fonseca Pimentel: ci si sente piccini dinnanzi alla straordinarietà delle loro biografie, alla grandezza del loro genio, al coraggio con cui tutte accettarono una fine atroce o ingloriosa.Dicevamo di Eleonora de Fonseca Pimentel, dunque.Donna dalle eccezionali capacità intellettuali e di singolare bellezza, fu una figura di spicco nell’età dei Lumi. Conosceva il greco e il latino, studiò matematica, fisica, chimica, botanica, astronomia e diritto, cominciò a verseggiare ch’era ancora giovanissima e a diciott’anni venne apprezzata dal poeta Metastasio. Si ritrovò ingabbiata in un matrimonio infelice, sposa di un marito puttaniere e violento, dal quale seppe liberarsi con la separazione (pensate che straordinaria modernità!). Figlia di quel secolo che si riproponeva di rischiarare le tenebre, fu sempre in prima fila per combattere ignoranza e pregiudizio. Cambiò anche orientamento, ma non come fanno i politici e i giornalisti di oggi, che nell’incertezza di sapere da che parte stare vanno a destra e a sinistra. Lo fece con convinzione e responsabilità. Inizialmente vicina alla monarchia borbonica, si convertì agli ideali democratici e appoggiò la brevissima parentesi della Repubblica napoletana (durò solo cinque mesi). In questo periodo, le doti di Eleonora eccelsero nel giornalismo: diresse e scrisse quasi completamente di suo pugno i trentacinque numeri del “Monitore napoletano”, in cui espresse concetti all’avanguardia, come l’abbattimento dei privilegi feudali e l’alfabetizzazione del popolo,Quando cadde la Repubblica e i thumbnail_foto-1-lenoirBorboni tornarono al potere, la Pimentel venne arrestata e condannata a morte per aver osato militare contro la monarchia. La sua esecuzione avvenne in Piazza Mercato, il 20 agosto 1799. Il sovrano si rifiutò di concederle la grazia e persino di accordarle la morte che lei aveva richiesto, cioè per decapitazione.Pare che Eleonora sia stata impiccata senza mutande, esposta per un giorno intero agli occhi dei cittadini in una delle location più importanti della città.Cosa resta oggi di questa donna, di una vita così piena e del suo martirio per la libertà? Poco o niente, nelle scuole non se ne parla e i giovani scambierebbero il suo nome per una marca di merendine straniere.Continuano, invece, a ricordarla gli intellettuali più veri della nostra epoca, alcuni giornali e film, qualche artista come Nunzia Antonino e Carlo Bruni, che ne hanno fatto la protagonista di uno spettacolo emozionante e profondo, che vuole ricostruire in prima persona la vita della scrittrice e giornalista.Tutte occasioni imperdibili per riscoprirla, amarla e, perché no, emularla.

Carmela Moretti