“In nome del popolo italiano” al Nuovo Teatro Abeliano

di Carmela Moretti

di Carmela Moretti

La straordinaria modernità del film “In nome del popolo italiano” di Dino Risi (1971) è sotto gli occhi di tutti. Da Mafia capitale alle indagini sugli appalti di Expo 2015, quasi ogni giorno siamo invitati a ripensare alle parole della sceneggiatura di Age e Scarpelli: “La corruzione è l’unico modo per sveltire gli iter e quindi incentivare le iniziative: la corruzione, possiamo arrivare a dire paradossalmente, è essa stessa progresso”. Una malattia tutta italiana, questa di cui ci parla il capolavoro di Risi, che l’omonima messinscena di Michele Bia si ripropone di indagare attraverso una regia “sapiente” e originale.
A dare il via alla storia è il ritrovamento del cadavere di Silvana Lazzarini. Sulla morte della ragazza indaga il dott. Mariano Bonifazi, un magistrato reputato integerrimo; interrogando i genitori della vittima, apprende che Silvana conosceva l’ingegnere Lorenzo Santenocito, un industriale arrivista, spregiudicato e senza scrupoli. Quando i due si trovano faccia a faccia per l’interrogatorio, lo scontro ideologico e caratteriale è inevitabile e lo spettacolo raggiunge il suo acme. Alla fine, però, la vicenda prende una sterzata inaspettata, con un finale che si arricchisce di molteplici significati.
“In nome del popolo italiano” è, quindi, un giallo che ha in sé i toni grotteschi di una commedia amara, in cui al tempo stesso si ride e si resta sconvolti dalla triste realtà italiana. Una realtà in cui i più forti si adoperano per tutelare i propri diritti e i più deboli hanno paura di sovvertire lo status quo.
Lo spettacolo andrà in scena in Prima Nazionale sabato 7 marzo, alle ore 21,00, e domenica 8 marzo, alle ore 18,00, nella cornice del Nuovo Teatro Abeliano di Bari. La produzione nasce dalla cooperazione tra quattro imprese: associazione TEATROSCALO, associazione MALALINGUA, SKENE’ produzioni teatrali e Cooperativa KOKOPELLI a.r.l.; tutti soggetti con decennale esperienza, accumunati dalla volontà di produrre “onesta cultura”, che per l’occasione hanno messo a disposizione competenze, idee creative e forze produttive.

Carmela Moretti