“La Cantiga della Serena”, il raffinato incanto della musica tradizionale

Di Dino Cassone

Quello che non riesce a fare la politica può farlo l’arte in genere ma soprattutto la musica, che l’immenso van Beethoven considerava «una rivelazione, più alta di qualsiasi saggezza e di qualsiasi filosofia». Ecco che la musica può gettare ponti solidi tra l’Occidente e l’Oriente, creare rapporti senza fini di lucro, stabilire un contatto con l’altro senza doverlo necessariamente giudicare o condannare, aprire la mente per il solo piacere della conoscenza, per il solo gusto di assaporare emozioni. Del resto lo diceva anche Platone: «Se volete conoscere un popolo, dovete ascoltare la sua musica».

Ed è proprio lo scopo che si è prefissato un trio di eccellenti musicisti pugliesi, Giorgia Santoro (flauto traverso, ottavino, flauto basso, bansuri, xiao, conchiglia e cimbali), Adolfo La Volpe (liuto arabo, saz, chitarra portoghese e classica, bouzouki) e Fabrizio Piepoli (voce, santur e percussioni) e che hanno creato il progetto musicale “La Cantiga della Serena”: ricercare, recuperare e riproporre musiche tradizionali. Invitandovi a beccarli in una delle numerose tappe del tour che li vede in giro per la penisola (ne vale davvero la pena!), abbiamo intervistato, per galanteria, l’unica signora del trio, Giorgia Santoro.

Partiamo dal nome, cosa significa e com’è avvenuta la sua genesi?

«La Cantiga de la Serena significa “il canto della sirena”; la sirena, creatura marina che ammalia i naviganti con il suo canto, ci è sembrata il simbolo ideale per questo progetto, poiché appunto racchiude in sé molte idee chiave attorno alle quali la nostra musica si costruisce: il mare, e particolarmente il Mediterraneo, quale vera e propria “mulattiera” lungo la quale viaggiatori, mercanti, guerrieri ed anche musicisti si sono spostati, attraverso la quale intere civiltà e culture si sono mescolate; e inoltre la potenza espressiva del canto, che può produrre un vero e proprio incantamento e condurre chi lo ascolta in un viaggio attraverso i secoli e le terre. Al tempo stesso “La Serena” è il titolo della cantiga che apre il disco, e che narra del mare, di barche di cannella, di sirene, di una fanciulla su una torre e del suo amato».

Perché un trio e perché proprio Santoro-La Volpe e Piepoli?

«Il progetto nasce ufficialmente nel 2008, ma siamo uniti da una collaborazione pluriennale che ci ha visto coinvolti in diversi progetti. Ognuno di noi si dedica da anni allo studio e ricerca di questo repertorio (e non solo), per cui l’idea di far confluire i nostri percorsi musicali in unico progetto è venuta quasi naturale».

Qual è la vostra fonte d’ispirazione e qual è il messaggio che volete trasmettere attraverso il recupero delle antiche tradizioni?

«Ciò che ci affascina di questo repertorio, oltre l’incredibile bellezza della musica e dei testi, è la sua capacità di ricondurre la mente e l’immaginazione a un tempo in cui diverse culture e religioni convivevano e dialogavano pacificamente perdurando nei secoli anche attraverso l’esperienza musicale, un’epoca in cui le tradizioni musicali appartenenti a popoli differenti si mescolavano e arricchivano a vicenda in maniera naturale, nella vita di tutti i giorni. Ciò che vorremmo trasmettere è che, attraverso la Musica, l’arte e la bellezza in senso ampio, si possa ritornare a quella dimensione di convivenza pacifica e rispetto reciproco di cui tanto se ne sente il bisogno».

Com’è nata la collaborazione con Nabil?

«Ci è sembrato interessante, non solo musicalmente, arricchire il repertorio de La Cantiga de la Serena, che attinge alla musica antica degli ebrei sefarditi e ai canti cristiani di pellegrinaggio, con i canti tratti dalla musica tradizionale araba di cui Nabil Bey ne è un eccellente interprete, in un incontro che attraverso il linguaggio della Musica, vuole rappresentare un messaggio di condivisione, rispetto e fratellanza».

Prossimi progetti discografici?

«Le idee sono davvero tante: abbiamo in cantiere un progetto collaborativo che porterà alla pubblicazione di un audiolibro dedicato alle opere mariane, attraverso una riproposta di alcune Cantigas de Santa Maria. Un altro progetto che intendiamo realizzare riguarda il recupero e la riproposizione di alcuni canti della tradizione del Sud Italia. Questi progetti sono legati da un filo conduttore: la ricerca, il recupero e la riproposizione delle musiche di tradizione».

(Ph. Lorena Carbonara e Giuseppe Rutigliano)

Dino Cassone