Marilena Abbatepaolo: «La cultura ‘coltiva’ il nostro essere al mondo»

Di Dino Cassone

Di Dino Cassone

È partita lo scorso mese di settembre la nuova edizione di “EquiLibri Polignanesi”, la rassegna di libri e autori ideata dall’assessore alla Cultura di Polignano a Mare, Marilena Abbatepaolo e promossa dalla Biblioteca Comunale “Raffaele Chiantera”. Un successo che va in crescendo e che sta attirando sempre più l’attenzione degli “addetti ai lavori”. Dopo gli incontri con Andrea Leccese e Antonio Giampietro, il mese di ottobre sarà dedicato alle penne di casa nostra: si comincia il 16 con Antonio V. Gelormini e il suo “Episcopius Troianus. Il taccuino di Troia” (Gelsorosso Editore); quindi il 22 Marco Cardetta presenterà “Sergente Romano” (LiberAria Editore); il 27, a chiudere il mese sarà Raffaele Valentini con “Ci sarà il tempo per chiedermi” (Edizioni il Papavero). Tre appuntamenti da non perdere, dunque. Nel frattempo, abbiamo colto subito l’occasione di avvicinare Marilena Abbatepaolo, per conoscere più da vicino una realtà molto vivace e incline al fantastico mondo dei libri e della lettura.

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 Innanzitutto, da quanto tempo è nell’organizzazione di “EquiLibri Polignanesi” e qual è il suo ruolo nello specifico?

“EquiLibri Polignanesi” è una rassegna da me ideata quando mi sono accorta che, trascorsa la settimana del “Libro Possibile”, a Polignano non si parlava più di libri. EquiLibri nasce così nel 2013 dalla voglia di promuovere la lettura per 365 giorni l’anno. A quasi quattro anni dalla nascita abbiamo presentato moltissimi libri di autori più o meno noti, dato spazio a case editrici locali, molto spesso lontane dai circuiti dei grandi Festival. Nel corso di questi anni, ci siamo interrogati sulla forma e abbiamo provato a migliorare: abbiamo aggiunto la sezione focus che non parte necessariamente da un libro, ma vuole offrire spunti di riflessione su temi importanti; abbiamo anche instaurato delle collaborazioni con le scuole, in primis con il liceo classico “D. Morea” di Conversano che svolge da noi il percorso di alternanza scuola-lavoro, poiché i lettori si formano da giovani e la scuola ha un ruolo fondamentale in questo.

Diamo un po’ di numeri della manifestazione. Più visitatori che lettori? Più scrittori che libri venduti?

In verità, EquiLibri ha dei visitatori assidui che ascoltano, pongono domande e di solito alla fine acquistano anche i libri proposti. Inoltre, ho deciso di lasciare alla Biblioteca comunale di Polignano una copia di tutti i libri che presentiamo in modo da avere un fondo specifico, un ex EquiLibris polignanesi. In generale, forse sì, ci sono più scrittori che lettori e forse anche più visitatori che lettori. Questo però è un problema più  ampio e generalizzato che interessa la cultura italiana e su cui si deve fortemente riflettere.

 Differenze tra “Equilibri” e “Libro Possibile”?

Sono due modi completamente diversi di concepire il libro e rispondono a esigenze
diverse. EquiLibri si rivolge primariamente ai nostri cittadini e ha una finalità fortemente educativa. Nasce con l’idea di offrire momenti di riflessione perché tutti possano acquisire gli strumenti per comprendere la nostra realtà e divenire cittadini consapevoli. Non abbiamo orari, una volta iniziato finché c’è interesse e partecipazione si va avanti senza badare troppo all’orologio. Non dobbiamo dimenticare che la cultura può, sì, essere strumentale per il turismo ma non deve perdere il suo primo e vero significato che è
quello di educare, di ‘coltivare’ il nostro essere al mondo.

Che cosa risponde a chi muove la critica che l’evento estivo è solo una vetrina di personaggi tv e di giro “commerciale”, ma non un evento dedicato realmente ai libri e ai lettori?

Come dicevo prima, il Libro Possibile è un festival e risponde ottimamente alle caratteristiche del suo genere riuscendo ad attirare tanto pubblico. La critica in sé non serve a molto: si dice che bisogna tornare agli autori, ai veri libri. Poi però sono proprio le persone che affermano questo a essere in prima fila nella piazza dei personaggi televisivi e giornalisti, mentre disertano gli angoli dei poeti. È un vero giudizio di merito? Non credo. In fondo, si tratta di persone che non vogliono rischiare: è tutto qui. Nessuno crede andando a sentire un autore sconosciuto di poter scoprire qualcosa e si affrettano per godere del sicuro, già noto, senza rischi.

 

Dino Cassone