Opera di Roma: Prove generali per l’abolizione dell’art.18

E’ proprio vero, al peggio non c’è mai fine.

Ieri, nel tardo pomeriggio ho appreso la notizia sul licenziamento dei corpi artistici del Teatro dell’opera di Roma.
Non sono ancora rimarginate le ferite causate dal genocidio sul lavoro compiuto da Carlo Fuortes a discapito dei lavoratori del Petruzzelli ed ecco qui, ci risiamo.
L’attore protagonista, sempre lui, il sovrintendente dell’Opera di Roma, il carnefice Fuortes.
È evidente che il Petruzzelli gli è servito come palestra dove ha potuto affinare le sue arti “massacratorie”.
A Roma è successo qualcosa mai accaduta prima nella storia del nostro paese.
Si licenziano, senza giusta causa quasi 190 persone, la maggior parte delle quali vincitori di concorso per il ruolo occupato.
E’ inutile girarci intorno, nonostante quello che raccontano le principali testate giornalistiche, si tratta di una vera e propria ritorsione contro gli artisti del coro e dell’orchestra che nei giorni precedenti avevano scioperato e contestato il sovrintendente, esattamente come avvenuto al Teatro Petruzzelli 2 anni fa.
Insomma, un atto di forza portato avanti con arroganza riveniente dal potere conferito a Fuortes da personaggi della politica e burocrati che finalmente sono venuti allo scoperto.
Ignazio Marino, il ministro Franceschini e il presidente della regione Lazio Zingaretti, tutti pronti a fare cerchio intorno al sovrintendente per dargli manforte sulla peggiore delle decisioni prese, nella storia del nostro paese, nei confronti dei lavoratori.
Non dimentichiamo il resto della squadra:

Consiglio di amministrazione dell’opera di Roma

Presidente:
Ignazio R. Marino

Vice Presidente:
Matteo Fabiani

Consiglieri:
Giorgio Battistelli
Francesca Chialà
Paolo Petrocelli
Alessandro Hinna
Simona Marchini
Carlo Fuortes, Sovrintendente

Sono nomi che tutti dovranno ricordare perché i primi ad avere scritto una delle pagine più buie della storia nostra democrazia, colpendo lavoratori e famiglie con una crudeltà mai vista prima.
Adesso, di comune accordo con le principali testate giornalistiche, definiscono queste barbarie con l’appellativo di “esternalizzazioni”, facendole apparire come modello da seguire perché portato avanti con successo da altre città europee.
A Berlino e Vienna però, non si sognerebbero neanche lontanamente di avere al potere uomini come Franceschini, Marino e Fuortes, e soprattutto nessuno si permetterebbe di licenziare lavoratori contravvenendo a leggi di stato esistenti, vedi l’art. 18.
Si tratta , a tutti gli effetti di un licenziamento “senza giusta causa”, proprio l’idea politica che il governo Renzi sta cercando di concretizzare abolendo uno degli articoli fondamentali dello statuto del lavoratore.
Non dimentichiamo che la Germania, a favore della cultura destina cifre nettamente superiori rispetto ai pochi spiccioli spesi dall’Italia e che per le orchestre ed i teatri c’è grande rispetto , ma soprattutto grande competenza da parte degli organismi manageriali.
Inoltre, il genio della finanza Fuortes, al Petruzzelli ha lasciato un buco di bilancio di oltre 2 milioni di euro, nonostante i licenziamenti, e che l’attuale management del Teatro ha dovuto tagliare 2 titoli d’opera per rientrare nelle spese.
Il classico esempio di arroganza unita all’incompetenza.
Mi auguro che, di fronte a tutto questo, il sindacato sappia fare fronte comune, se passasse la linea di Fuortes al Teatro dell’Opera di Roma, sarebbe sotto attacco tutto il sistema lavoro del nostro paese.

E’ ora che il popolo dei lavoratori, artisti e non ,si svegli e comici a reagire.

Nicola Di Ceglie