“Deadpool” di Tim Miller

Di Dino Cassone

Di Dino Cassone

Vedere questo film è stato un colpo di fulmine: difficile non innamorarsi di Deadpool. Il primo vero antisupereroe della scuderia Marvel, per sua stessa ammissione: «Non ho chiesto io di essere super…e non sono un eroe». A cominciare dalla scelta dell’improbabile costume, davvero orrendo: «Forse vi chiederete il perché del costume rosso, bè, così i cattivi non possono vedermi sanguinare», per poi aggiungere, giusto per rendere l’idea di quanto sia sopra le righe questo personaggio uscito dalle penne irriverenti di Paul Wernick e Rhett Reese: «Ecco, lui ha capito tutto, ha messo i pantaloni marroni!». E tanto per restare in ambito di citazioni, l’attore, nei panni del neo eroe, prende persino per i fondelli se stesso per aver vestito sullo schermo i panni di un altro eroe (parliamo di “Lanterna Verde” che è stato un disastro d’incassi ovunque), dichiarando: «Vi prego, non fatemi il super costume verde…o animato!».

deadpool1-gallery-imageDiretto da Tim Miller il film uscito da poche settimane in Italia, ma già campione d’incassi in tutto il mondo e soprattutto negli Stati Uniti dove è stato accolto benevolmente anche dalla critica, vede il bel Ryan Reynolds nei panni sgangherati di Wade Wilson, ex agente delle Special Forces. La sua vita è fatta di amici e soprattutto dell’amore per Vanessa (interpretata da Morena Baccarin) che lavora in uno strip club e che gli ha cambiato letteralmente la vita. Fino a quando il nostro scopre di avere un cancro fulminante che lo porterà prestissimo alla tomba; per questo decide di sottoporsi a una serie di esperimenti, eseguiti dal sadico dottor Ajax (sic!), interpretato da Ed Skrein, che gli sfigureranno il corpo ma gli faranno acquisire il potere di guarire immediatamente, il Fattore Rigenerante. Assume così la nuova identità di Deadpool, con l’obiettivo di trovare chi gli ha in pratica rovinato l’esistenza.

Un blockbuster di centosette minuti, pieno di spettacolo, di violenza e di sangue, all’insegna di battute e doppi sensi a iosa, che spazia, delirando, in vari generi cinematografici, dalla commedia al dramma, dall’action movie all’horror, anzi del così detto torture-porn, con tanto di laboratori pieni di sporcizia, fino a toccare lievemente anche l’erotismo, con qualche scena di nudo seminata qui e là. Un’operazione commerciale, senza dubbio, quella della Marvel che prende in giro se stessa e fabbrica una macchina perfetta per macinare soldi, lasciando lo spettatore meno pretenzioso pienamente soddisfatto.

Dino Cassone