“The Imitation Game” di Morten Tyldum

di Carmela Moretti

di Carmela Moretti

Con Benedict Cumberbatch, Keira Knightley, Matthew Goode, Mark Strong, Rory Kinnear

«In poche parole questo film vuole dirci: “Bravi, fatevi pure in quattro per servire la Patria. Tanto la Patria saprà come ripagarvi”». È un commento arrabbiato e sovversivo (non del tutto inappropriato) a cui un giovane spettatore s’è lasciato andare all’uscita dal cinema; chiaramente, l’infelice sorte del protagonista è percepita all’unanimità come un pugno nello stomaco, un insopportabile e brutale sopruso ai danni di un uomo prodigioso.

L’ultima fatica del regista Morten Tyldum porta sul grande schermo, con coraggio e dovizia di particolari, la vita del matematico e crittografo inglese Alan Turing. Procedendo lungo tre matrici temporali -l’adolescenza, gli anni della guerra e il 1952- la pellicola conduce lo spettatore tra le pieghe della difficile esistenza dell’uomo: da un’infanzia dolorosa a un finale ingiustamente tragico, con un focus inevitabilmente ampio sull’operazione Enigma. Uomo disadattato e dal temperamento riservato, durante la Seconda Guerra Mondiale Turing mette il proprio genio a servizio dell’esercito: con un’equipe di colleghi deve riuscire a decriptare il Codice Enigma, che le forze naziste utilizzano per comunicare le cruente operazioni militari. Tra sospetti, sotterfugi e incomprensioni, egli riesce a portare a termine la sua ricerca, anticipando la fine della guerra di circa due anni e realizzando una macchina che è l’archetipo del computer. Alcuni anni dopo, l’Inghilterra pensa bene di “ringraziarlo” con una condanna per omosessualità e una pena oltremodo oltraggiosa.

Regia straordinaria e impeccabile quella di Tyldum, perfettamente bilanciata tra una rappresentazione della macro storia e l’analisi psicologica del protagonista. Appropriata anche la scelta di affidare il ruolo dell’introverso e scostante matematico a Benedict Cumberbatch, cavalcando l’onda del successo mediatico cui egli è sottoposto; l’attore inglese ci ha offerto una recitazione sublime e commovente, arricchita da una gestualità ed espressività a dir poco perfette. Pertanto, ci associamo a quanti ritengono che, nella “sfornata” di eccellenti interpretazioni cui abbiamo assistito nelle ultime settimane, sia proprio Cumberbatch a brillare come migliore attore protagonista e a meritare un riconoscimento internazionale.



Carmela Moretti